Roda di Vael – Parete est – ’69 Chevy (1988)

Roda di Vael: “’69 Chevy” è la linea centrale

Il mio problema con le relazioni: negli anni ’80 avevo aperto, con compagni diversi oppure da solo, una trentina di vie nuove, dal cuneese alle Dolomiti. Redigendo al massimo cinque relazioni, tanto che diverse vie ora sono “sotto” altri itinerari aperti successivamente.

Nel 1987 avevo fatto, metà autoassicurato e metà slegato (per non far notte), la prima solitaria della Casarotto alla Ovest della Roda di Vael. E scendendo sull’altro versante avevo notato una gran porzione di roccia fantastica e “nuda di vie”. Così, con Alberto Sacchini, eravamo tornati ad aprire qualcosa di nuovo.

Due vie? Tre vie? E chi si ricordava, fino a Sabato. Quando siamo tornati, con Annalisa, a cercare quelle linee, come avevamo fatto l’anno scorso all’Ago di Tredenus. Col trapano, per riattrezzare almeno le soste.

1988: Alberto Sacchini in apertura su ’69 Chevy

Non è stato difficile rintracciare la partenza di “’69 Chevy”, perchè nell’88 giravamo con una poco ecologica bomboletta di vernice rossa. Che roccia! E che pelo avevamo nell’88, il problema non è stato trovare l’attacco, ma capire dove eravamo passati!

La roccia davvero perfetta nasconde clessidre e rari spittini messi a mano, più qualche chiodo che ha retto bene i 33 anni di vita in parete. Insomma abbiamo risistemato le soste e dato un grado anche al tiro che aveva un passo di A0: allora 5c, 7b, 6b, 5b, 6b+, 6a.

1988: Alberto Sacchini in apertura su ’69 Chevy

Ma il grado conta poco: sono 200 metri di roccia che in Dolomiti è rara da trovare, e una esperienza S3 abbastanza vicina a quella degli apritori. Considerando che gli apritori coincidono, ci siamo permessi di raddrizzare il penultimo e fare un tiro nuovo, spettacolare e logico, fino in cima, con due fix di protezione nuovi di zecca.

1988: Alberto Sacchini in apertura su ’69 Chevy

Ma forse l’emozione più grande è stato ritrovare, al Rifugio Roda di Vael, il vecchio libro delle vie, su cui avevo scritto le relazioni di tutte le linee nuove: “Piccola stella” (pubblicata anche sulla guida del Catinaccio), ’69 Chevy” e “Cadillac Ranch”, entrambi omaggi a Springsteen. Grazie ad Annalisa per questo “tour della terza età” e ad Alberto Sacchini, che ha smesso di scalare troppo presto malgrado il fisico e il talento che ha sempre avuto.